venerdì 7 maggio 2010

Non ho idea di come intitolare questo post, in ogni caso, lo scrivo.
Sono le 8 del mattino e, devo ammetterlo, ultimamente è veramente raro trovarmi sveglia a quest'ora, a meno che non abbia qualcosa da fare.
Oggi, ho da riorganizzare la mia vita, e mi domando quand'è che potrò di nuovo dormire fino a tardi, facendo le nottate scrivendo come mio solito.
Ho la netta sensazione che la risposta sia: mai più.
Forse, se ci riesco, qualche domenica mattina. Per ora.
Un istante, mezzo istante, e cambia tutto. Quante volte è già successo nella mia vita? Credo che la mia media sia più alta rispetto a quella della maggioranza dei miei coetanei, eppure non imparo mai.
Nel mio stupido, innato ottimismo, mi convinco sempre che sia l'ultima volta che succede, in negativo, almeno. Niente di più sbagliato: le cose che succedono, sono sempre brutte, quelle belle ce le dobbiamo sudare, faticare, e poi vederle svanire come sono arrivate.
E così, mentre ti stai facendo lo shampoo, un giovedì pomeriggio qualunque, ti arriva una telefonata e tutto cambia.
La telefonata che ho avuto ieri, mi annunciava che Ivana che, per chi non lo sapesse, è la badante di mia madre ed è in casa con noi da 10 anni, si è sentita male ed è stata trasportata al pronto soccorso. Mi viene riferito di una crisi ipertensiva dovuta alla pressione alta, la quale cosa non sembra così grave... immaginatevi lo stupore alla telefonata successiva quando mia zia, accorsa in ospedale al posto mio perchè non potevo lasciare mamma da sola, mi chiama dicendo che Ivana in realtà ha avuto un ictus ed è in rianimazione, con più probabilità di morire o restare un vegetale, che di tornare quantomeno ad avere una parvenza di essere umano.
Come un automa, la prima cosa a cui ho pensato, visto l'orario, è stato far mangiare mia mamma. E, credetemi, questo mio primo pensiero mi irrita: la tratto come una figlia, e la cosa mi infastidisce perchè l'ho sempre detto che non volevo cambiare più pannoloni a qualcuno che non fosse uscito dalla mia pancia, che non volevo più sacrificarmi per nessuno... eppure, a livello inconscio, ci penso sempre.
Tutto questo misto ad ansia, e panico, e boh. Casini vari per avvisare i figli in Ucraina, ancora oggi non so se riusciremo a farli venire qua, tristezza immensa per la situazione e sempre, sempre, questa vita crudele che deve andare avanti.
Svegliarsi stamattina, o meglio, alzarsi, perchè a dormire ho dormito ben poco, andare a vedere se mamma aveva bisogno di qualcosa e poi temporeggiare per aprire le finestre perchè questo sole oggi è infame, e se piovesse, come avevano detto le previsioni, sarebbe meglio. Cercare di fare un milione di volte mente locale su cosa devo fare, ma avere il cervello totalmente disconnesso.... intanto, la prima cosa da fare era aprire le finestre e fare il caffè. Ed ora, aspettare Tamara per farmi dare una mano a lavare e vestire mamma... sarei perfettamente in grado di farlo da sola, ma non mi va. Sono stufa di fare sempre tutto da me, sono stufa che non ci sia mai nessuno che mi dica: eccomi, ti do una mano. Quindi, anche se prezzolata, me la prendo se c'è. Poi devo fare una serie di telefonate all'ambasciata e in Ucraina, e spero che dall'ospedale ci facciano sapere qualcosa... non ho nemmeno capito se mia zia o mio zio andranno a chiedere, non ho nemmeno ben capito in che condizioni sia... so solo che, come sempre, sono bloccata qui da mia mamma, e che questa cosa a volte può essere un vantaggio, tipo ora mi evita di andare in quel luogo ameno chiamato ospedale ma il 90% delle volte è una catena che spezzerei volentieri, anche a costo di passare del tempo in luoghi ameni in cambio.
Vado... è arrivata tamara ed è il momento di vestire mamma....
 
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