Il pacchetto che ho lanciato sul palco a Mark conteneva due sciarpe (di cui aggiungerò presto le foto e una lettera, che finalmente posso pubblicare per esteso qui, anche se l'ho scritta almeno 2 settimane fa.
Caro Mark,
ho aspettato 14 anni prima di scriverti una lettera, non so esattamente perché. Forse perché non sapevo bene cosa dirti, e ancora adesso, che a 25 anni mi sono messa davanti a un foglio per cercare di parlarti di me, non so cosa ne verrà fuori.
Se ti sto scrivendo, cercando di aprire un canale di contatto con te, è essenzialmente per un motivo: in tutti questi anni, in cui tu mi sei stato vicino senza nemmeno saperlo, l’unica cosa che mi crucciava era la consapevolezza che tu non sapessi nemmeno che io esistevo! E che non sapevi di essere importante per me, anche se non ci siamo mai visti!
Innanzitutto, mi presento: mi chiamo Mariangela, Mary o Maggie per gli amici… scegli quello che ti piace di più! Vivo a Napoli da quando sono nata, studio e lavoro.
E ora ti racconto un po’ della mia storia, quella parte che riguarda anche te.
Il 1993 fu un’anno difficile per me: nel mese di luglio mio padre morì, dopo aver trascorso gli ultimi 5 anni della sua vita a bere, lasciandomi da sola con una madre che stava iniziando ad avere i primi sintomi di una malattia incurabile e degenerativa già da qualche tempo.
Quando papà morì, mamma cadde anche in depressione: per mesi ho dovuto occuparmi io di tutto, fino a quando suo fratello non decise che dovevo andare a vivere a casa sua. Mi hanno separata da mia mamma, che andò a vivere dalla nonna, e io andai a vivere in una famiglia che non era la mia.
Ti starai chiedendo cosa c’entri tu in tutto questo… bè, se in quello stesso periodo, tu non fossi entrato nella mia vita, sarei probabilmente stata travolta dagli eventi. Prima tu, e poi i Take That.
Ero con le mie due amiche, Juli ed Anna, e leggevo il Cioè(nota rivista per ragazzine) nel cortile, quando vidi una tua foto. Amore a prima vista?
Ma no,l’amore è scatenato da reazioni chimiche olfattive.
Decisi solo che quel tipo mi piaceva, lessi che si chiamava Mark e ritagliai la pagina. Ce l’ho ancora conservata, ci tengo tantissimo.
Un nome e una faccia, questo sei stato per me, per alcuni mesi, e questo bastò per tenermi attiva, per non farmi impazzire.
Quando, nel 1994 i Take That diventarono un fenomeno dilagante nella mia scuola, io avevo già il mio preferito, senza nemmeno guardare gli altri quattro (poi li ho guardati però, eh!).
I due anni successivi me li ricordo come un susseguirsi di articoli su riviste, foto e poster dappertutto, ore e ore a cantare, piccoli lavoretti per comprare le vostre VHS, giornate a guardare MTV, il corso d’inglese a cui mi volli iscrivere perché a scuola non imparavo abbastanza, ed è inutile dire che volevo imparare per poter parlare con te, quando un giorno ti avrei incontrato.
Chissà cosa volevo dirti, una ragazzina di tredici anni che credeva di essersi innamorata di te, e invece si era piano piano innamorata della vita.
Ma la mia vita ruotava intorno a te(ovviamente per via mediatica), e a quell’età confondere le cose è facile.
Pezzo dopo pezzo, avevo ricostruito un mio equilibrio, ed ero di nuovo felice, anche se non era semplice andare avanti nella mia nuova famiglia, che non ho mai considerato come tale.
In ogni caso, stavo abbastanza bene da non farmi prendere dallo sconforto quando i Take That si sciolsero. Avevo ormai iniziato le scuole superiori, ed ero presa da tante cose nuove. Scrivevo tantissimo, ho sempre amato scrivere, da quando ero bambina, e scrivevo anche su di te.
Quando uscì Green Man, le altre ragazzine dicevano che era strano, e non capivano. Io invece pensai solo una cosa; che stavi crescendo, come stavo crescendo io, e che questo era normale.
Doveva andare così, e siamo cresciuti, in modi diversi ovviamente!
Ma anche in quegli anni in cui non sapevo più niente di te, in quegli anni che sono stati i più belli ma anche difficili della mia vita, ti ho portato nei miei occhi, muovendo i primi passi nel mondo, per guardare il tuo sorriso nei momenti brutti e sorridere con te. Perché c’è una cosa che mi è sempre rimasta, di quegli anni dal ’93 al ’96: se ti vedo sorridere, sorrido anche io di rimando, senza un perché, senza realmente conoscerti.
Dopo le superiori, e dopo aver risolto alcuni problemi che non sto qui a scriverti, mi sono iscritta all’università, ed è andato tutto bene fino a quando, nel 2005, sono caduta in una brutta depressione, che vari dottori hanno cercato di curare con farmaci e psicanalisi, senza alcun successo. Ancora oggi, mi chiedo chi ha vissuto i mesi dall’aprile del 2005 al marzo del 2007 al posto mio.
Per tutto quel tempo non sono più uscita di casa, ho abbandonato l’università, il rapporto col mio ragazzo si è incrinato e i miei amici li volevo vedere sempre meno.
Andavo solo a lavorare: lavoro con i bambini, e loro riuscivano a darmi quei rari momenti di serenità che mi permettevano di andare avanti.
Stavo tornando a casa una sera e avevo la radio in macchina accesa. Sento una voce che conosco… un po’ di incertezza, poi il mio cervello collega la voce a un viso, e il tutto mi esplode dentro. Eri tu. Era Shine.
Per la prima volta ho maledetto il fatto di capire cosa stavi cantando. Cavolo, la stavi cantando a me quella canzone?
Ho pianto tantissimo, chiedendomi cosa stavo facendo della mia vita.
È così che tu, e i Take That, siete tornati a darmi un po’ di speranza, un po’ di forza per riuscire a muovere dei piccoli passi verso la guarigione. Mi avete dato la forza per reagire. Ho deciso di smettere i farmaci, e qualche mese dopo anche la psicoterapia. Perché voglio farcela da sola, con l’aiuto delle persone che mi stanno intorno.
Questa la mia vita, per grandi linee, concentrata in due pagine formato A4.
Ora sto cercando di riprendere la mia strada, mi laureerò a breve, e visto che continuo a sognare(di notte, quando dormo… e anche da sveglia ormai!) che tu, Emma ed Elwood siate alla mia festa di laurea, ne approfitto per invitarvi… anche se non so ancora la data precisa, ma dovrebbe essere tra marzo e aprile!
Bene, ora devo salutarti, altrimenti pensi davvero che non ci sto con la testa… Spero di non averti annoiato, anche se la lettera è un po’ lunga… ho cercato di sintetizzare il più possibile, e non sai quante cose avrei ancora da raccontarti!
Sperando di potertele raccontare un giorno, ti lascio tutti i miei recapiti… così se ti gira mi puoi contattare: -----seguono i miei contatti cche qui non pubblico ovviamente---
Grazie per aver letto, e per tutto quello che hai fatto e fai per me e per altre persone, che Dio benedica te e tutte le persone che ti sono care e… dai un bacio a Elwood da parte mia, dev’essere un bimbo bellissimo!
Seguono i saluti a penna.
Spero davvero che l'abbia letta lui e nessun altro... perchè la gente è davvero cattiva sulla faccia della terra!
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