venerdì 29 gennaio 2010

Scrittura e simbologia

Bisogna scrivere un po' tutti i giorni, un po' tutti i giorni... ma cosa fai quando hai un'idea che ti ronza in testa e non riesci a metterla nero su bianco? Ti prende il cervello, te lo prende serio, ma non trovi le parole. Nel mio caso, non trovi un titolo... perchè solo quando ho elaborato tutto, e trovo un titolo, mi viene l'incipit. Studiare tecnica mi sta facendo male, so che mi porrò un milione di domande che fino a un mese fa non mi facevo. Ma devo scrivere, prima che questi personaggi si perdano nella mia memoria.
Se li ho ideati, devo dare loro vita... non posso continuare ad archiviarli in cartelle con su i nomi che avevo trovato per i romanzi, i loro nomi e un soggetto abbozzato. Se ho imparato una cosa nel 2009, è che le cose che inizi vanno finite.
Così i miei nuovi protagonisti non devono arenarsi a metà tra Ibiza e Milano come Patrick e Marica, non devono restare nella hall di un hotel come Owen e la sua stalker scrittrice, non devono restare chiusi nel ricordo di Giacomo come Angela, Antonio, Saverio e Pietro, nè in attesa di posta davanti a due pc come Monica e Thomas... peggio che mai, non devono restare senza nome come i personaggi del romanzo di cui ho ideato solo la trama e il titolo, e di cui esiste solo la cartella vuota.
Devono compiere il loro viaggio attraverso le parole e le pagine, come ho fatto fare a loro tempo a Mark, Mary, Rob e Mel, in un andirivieni durato 15 anni sia per me che per loro, oppure venire fuori in 2 mesi scarsi, dopo mesi di gestazione(e sofferenza, e documentazione), ed andare dritti dritti verso la fine come Andrea, Luca e compagnia bella. Ogni storia non terminata è qualcosa rimasto in sospeso nella mia vita, visto che i miei racconti non sono altro che simulacri della mia vita e di quello che accade in essa. Vorrei solo avere meno preoccupazioni e più tempo da dedicare a questi piccoli me che vagano in mondi inventati apposta per loro, con vite di cui io, ed io sola, posso muovere i fili. Eppure non è così facile come sembra perchè a volte, quando meno te l'aspetti, il personaggio ti sfugge di mano e fa quello che gli pare. Cresce, esattamente come capita a noi... ho perso Mark + volte in Tutto Cambia, ed alla fine è venuto fuori talmente bene che l'ho lasciato così.
E devo anche scrivere i racconti per il corso. La settimana prossima non ci sarà lezione perchè siamo senza sede, ma per il 9 febbraio (giorno in cui ho virtualmente appuntamento col prof, accidenti) devo scrivere un racconto che abbia come argomento un oggettoche ha avuto valore simbolico nella mia vita... Credetemi, mi viene in mente tutto e niente. Che si intende per simbolico, esattamente? E' simbolica la foto di Mark, la prima, che tengo gelosamente custodita? E' simbolico l'anello che porto al pollice destro da ormai 12 anni? E' simbolico il Tao che tengo appeso al muro, il mio primo maialino che tengo in vetrina, il biglietto A11 della prima volta che ho visto Tim, il biglietto del mio primo concerto dei TT? Il portafortuna che avevo da ragazzina e che mi hanno fatto sparire i miei compagni di classe, il quadro col big ben che tengo sul comodino, il poppy che non ho + tolto dal cappotto, lo spillino del club, il cappello di Mark, il bracciale di Mama Africa che ho voluto lasciare vicino a Tim ,e quindi l'ho distrutto e ho fatto rotolare i due feticci verso di lui, lasciandoli correre attraverso Strand, per liberare me stessa e lui da quel filo a cui ci aveva attaccati una macumba, ma, allo stesso tempo, sperando che lasciandoli a Londra ci avrebbero ricongiunto lì, nel mezzo di Trafalgar dove sono arrivati rotolando tra le ruote dei taxi?
Il mio cd dei Take That che ho regalato ad Eliana per salvarla dalla depressione? Le bozze cartacee di tutto cambia? I guanti di pizzo nero che non userò mai? L'ultima bambola che mi ha regalato mio padre? Lo spillino del suororsola che tanto anelo?
Potrei andare avanti per ore, senza trovare un qualcosa su cui valga la pena scrivere un racconto, per questa mia strana propensione a non dare peso agli oggetti, anche se vi sono affezionata. Un oggetto è un oggetto, e quello che conta è il ricordo, quello che conta sono i sentimenti e le persone. Tutti gli oggetti che ho elencato mi ricordano qualcosa o qualcuno, ma non hanno valore simbolico per quel qualcosa o qualcuno. E solo adesso, mi rendo conto che non vorrei fosse così, perchè un tempo non lo era. Un tempo riversavo sugli oggetti un milione di significati, che ora invece ho tutti qui nel cervello.
Tanto che nemmeno + l'albero di natale ha senso, per me.
E quindi domani dovrò pensare alla tesi, ai racconti per il corso e all'idea di romanzo che ho in testa... e vorrei tanto avere un oggetto per cui piangere.

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